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STORIA DELLA REGIONE TOSCANA



Più di due milioni di anni fa l'area in cui sorge oggi Firenze si trovava praticamente sulla costa, poi il mare si ritirò facendo emergere la regione nota attualmente con il nome di Toscana. I ritrovamenti archeologici inducono a pensare che i Liguri si siano trasferiti nella zona verso il X secolo a.C. e che a loro si siano aggiunti in seguito altre tribù fra le quali gli Etruschi, che fondarono alcuni insediamenti già nel IX secolo a.C. L'Etruria, che comprendeva gran parte della Toscana e alcune zone del Lazio e dell'Umbria, non era un'entità compatta, bensì era costituita da città indipendenti, alcune delle quali si costituirono in una lega chiamata con termine greco Dodecàpoli (unione di ‘dodici città ’). I Greci chiamavano gli Etruschi Tyrsenoi o Tyrrhenoi, nome che è sopravvissuto in quello dell'odierno mare Tirreno. I Romani, che nel VI secolo a.C. avevano da poco fondato quella che sarebbe diventata la città più potente del mondo, battezzarono la regione popolata dagli Etruschi Tuscia, da cui deriva il nome Toscana. Nel 396 a.C. i Romani conquistarono Veio, una roccaforte etrusca situata circa 15 km a nord di Roma. Tale successo segnò l'inizio di una breve campagna di conquista e ben presto l'intera Etruria meridionale fu compresa entro la sfera d'influenza romana. Mentre la Repubblica cedeva il passo all'Impero, nel 59 a.C. Cesare fondò Florentia (l'odierna Firenze) quale insediamento militare per i veterani di guerra, scegliendo una postazione commerciale presso il punto più stretto dell'Arno. Nel 20 a.C. i Romani iniziarono ad affluire nella colonia militare di Saena Julia (Siena). Altre città fondate dai Romani furono Pisa, importante porto fluviale, Lucca, base del triumvirato di Cesare, Crasso e Pompeo, Pistoia ed Empoli. I successivi 400 anni di relativa stabilità dell'Impero consentirono a queste città di prosperare e al cristianesimo di diffondersi. Non dovette trascorrere molto tempo prima che Firenze avesse il suo primo martire, san Miniato. Con il crollo dell ’impero romano la Tuscia fu per un breve periodo sotto il controllo dell'imperatore bizantino, finchÉ nel 570 d.C. fu conquistata dagli invasori longobardi, i quali la trasformarono in un ducato con Lucca come capitale. La regione rimase sotto il dominio longobardo fino al 774 e, benchÉ esistano documentazioni assai scarse di quest'epoca, pare che in questi secoli la Tuscia abbia vissuto un periodo relativamente pacifico. Sappiamo per certo che nell'ultimo secolo della dominazione longobarda la via Francigena (che entrava in Tuscia dal passo della Cisa, procedeva verso sud attraversando la Lunigiana fino a Lucca e proseguiva fino a San Gimignano e a Siena) era una delle vie di pellegrinaggio per Roma più battute. Tale periodo di pace e di pellegrinaggi non durò a lungo. I Longobardi furono ben presto scacciati dai Franchi, i quali durante il regno di Carlo Magno formarono un'astuta ma labile alleanza con il Papato che nell'800 portò alla creazione del Sacro Romano Impero. Carlo Magno affidò il potere ad alcuni margravi (conti) e alla fine dell'XI secolo, in particolare durante l'amministrazione della contessa Matilda di Canossa, il ducato aveva ormai raggiunto una considerevole indipendenza dall'Impero. Con la sua popolazione di 20.000 abitanti, Firenze sostituì Lucca nel ruolo di florido capoluogo della regione. Allo scoppio delle ostilità tra l'imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII, Matilda si alleò con il pontefice, stabilendo un precedente che avrebbe lungamente influenzato la storia fiorentina. Nel 1076 Enrico proclamò la deposizione del Papa, per ritrovarsi poco dopo (nel 1077) al castello di Matilda a Canossa per implorare la revoca della scomunica. Nonostante il potere che il ducato aveva acquisito con Matilda, alla morte di questa nel 1115 la Toscana cessò di esistere quale unità politica, poichÉ negli anni in cui l ’eredità della contessa fu disputata tra papi e imperatori Firenze, Siena e Lucca si dichiararono indipendenti e le altre terre passarono sotto il dominio del Papa. Nel corso degli anni seguenti in Toscana si affermarono i comuni, città-stato sovrane. Pisa, che aveva assunto il controllo del tratto di costa da Portovenere (in Liguria) fino a Civitavecchia (nel Lazio) e anche della Sardegna, contendeva a Genova e a Venezia i traffici del Mediterraneo. Siena era diventata la città dominante della Toscana centrale e aveva gradualmente esteso il proprio territorio verso sud fino a comprendere la Maremma. Prato e Pistoia diventarono comuni indipendenti e promulgarono il proprio statuto rispettivamente nel 1140 e nel 1117; in breve tempo fece lo stesso Lucca, che sarebbe rimasta una repubblica indipendente fino all'era napoleonica. Ben presto i comuni della Toscana iniziarono a nutrire ambizioni espansionistiche e fra tutte fu Firenze quella che riuscì ad affermare la propria supremazia. Soltanto otto anni dopo la morte di Matilda le autorità fiorentine diedero inizio alla conquista di Fiesole, poi rivolsero la loro attenzione verso Siena. BenchÉ già negli anni precedenti vi fossero state alcune scaramucce tra Firenze e Siena nella regione del Chianti, fu soltanto con la sanguinosa battaglia di Montaperti del 1260 che le due avversarie si scontrarono seriamente per la prima volta. A quell'epoca Firenze e molte altre città toscane erano suddivise in due fazioni, i ghibellini che sostenevano l'Impero e i guelfi fedeli al Papa, anche se spesso il conflitto tra Papato e Impero fungeva in realtà da pretesto per le contese locali. I ghibellini dominarono Firenze fino a quando nel 1250 subentrarono i guelfi. Pur essendosi conclusa con una sonora sconfitta della Firenze guelfa, la battaglia di Montaperti fu soltanto una temporanea battuta d'arresto: nell'arco di dieci anni Firenze riuscì infatti a imporre un governatorato guelfo a Siena dopo la battaglia di Colle di Val d'Elsa (1269). Firenze riuscì poi ad avere la meglio anche su Pisa e Arezzo, che insieme ad altre città toscane dovettero accettare la supremazia dei guelfi. Al volgere del nuovo secolo Firenze annoverava 100.000 abitanti ed era una delle cinque città più grandi d'Europa. Il 1348 fu un anno catastrofico: in Toscana si diffuse un'epidemia di peste nera che decimò la popolazione dei centri urbani e colpì gravemente anche le campagne. I vitali istituti comunali fiorentini nel corso del Trecento andarono via via indebolendosi e il governo delle città passò quasi interamente nelle mani dell ’alta e media borghesia delle Arti: i ricchi mercanti e le famiglie di banchieri alla fine del XIV secolo si irrigidirono su posizioni di privilegio costituendo un ’oligarchia di grosse famiglie. Una di queste famiglie era quella dei Medici, che dopo essersi imposta in campo economico diventando curatrice delle finanze vaticane si affermò nella vita politica fino ad assumere la guida di Firenze con Cosimo il Vecchio nel 1429. Fu durante gli anni di Cosimo de' Medici, appassionato mecenate delle arti, che ebbe inizio la rivoluzione umanistica del pensiero, accompagnata dal Rinascimento nel campo delle arti figurative, e Firenze divenne il più vivace centro artistico di tutta l'Europa. Lorenzo il Magnifico proseguì l'opera paterna, rafforzando il potere della città e mantenendo la supremazia della città in campo artistico; la morte di quest ’ultimo e la successione del figlio Piero nel 1492, l'anno della scoperta dell'America, segnarono l'inizio di una fase di stallo nel dominio dei Medici. Nel 1494 Piero dimostrò tutta la sua inettitudine di fronte all'invasione del re di Francia Carlo VIII. Sempre più inviso al popolo fiorentino, fuggì da Firenze insieme alla sua famiglia e alla partenza di Carlo VIII fu sostituito dalla severa teocrazia del monaco domenicano Girolamo Savonarola, alleato del sovrano francese. Anticipando ciò che sarebbe accaduto con Martin Lutero e con la Riforma nel secolo seguente, durante le sue prediche il frate iniziò a lanciare strali contro la corruzione del Papa e della Chiesa e si ritrovò sempre più isolato, finchÉ venne condannato al rogo dall'Inquisizione nel 1498. Nel 1537 assunse la guida della città Cosimo, discendente del fratello di Cosimo il Vecchio. BenchÉ per molti aspetti Firenze e i suoi possedimenti toscani avessero perso gran parte della loro importanza sul piano europeo di fronte all'ascesa di nazioni potenti come la Francia, Cosimo era determinato a mantenere il ruolo preminente della città nelle questioni italiane. Un momento cruciale si presentò nel 1555, quando un esercito fiorentino entrò a Siena dopo un assedio durato un anno. La città e tutti i suoi territori della Toscana meridionale passarono a Firenze e quattro anni dopo la vittoria di Cosimo fu confermata dalla pace di Cateau-CambrÉsis. Nel 1569 il papa Pio V conferì a Cosimo il titolo di granduca di Toscana con il nome di Cosimo I. Firenze dominava ormai gran parte della Toscana. Durante il suo lungo regno (1537-1574) Cosimo I fu un despota illuminato. Rimise ordine nelle finanze cittadine, costruì una flotta (che contribuì alla pesante sconfitta della marina turca nella battaglia di Lepanto del 1571) e promosse la crescita economica in tutta la Toscana con programmi di irrigazione e di estrazioni minerarie. Fu mecenate delle arti e delle scienze e riformò la burocrazia, facendo costruire gli Uffizi per ospitare tutti i dipartimenti governativi in un unico edificio più facilmente controllabile. Inoltre acquistò il Palazzo Pitti, dove si trasferì insieme alla sua famiglia. Nel 1737 le potenze europee assegnarono il governo del granducato a Francesco, marito dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria e duca di Lorena e fino al 1765 il granducato fu amministrato con il sistema della reggenza. Nel frattempo gli eventi che avevano sconvolto la Francia non potevano non avere prima o poi delle ripercussioni sul resto d'Europa. Nel 1796 Napoleone Bonaparte marciò in Italia alla testa del suo esercito male equipaggiato ma fortemente motivato e il 24 marzo 1799 occupò Firenze, che l ’anno seguente proclamò capitale del suo nuovo regno d'Etruria. Nel 1809, diventato ormai imperatore, affidò la Toscana alla sorella Elisa, che rivestì il ruolo di granduchessa per i cinque restanti anni dell'impero napoleonico; tuttavia ancora prima della fine del 1814 Ferdinando III tornò nuovamente sul trono toscano. Alla sua morte, nel 1824, assunse il potere il figlio Leopoldo, durante il cui regno furono realizzati la prima linea ferroviaria a lunga percorrenza (Firenze-Pisa-Livorno) e il primo collegamento telegrafico (Firenze-Pisa), ambedue inaugurati negli anni Quaranta dell'Ottocento. Nel 1847 egli ebbe anche il piacere di vedere Lucca cadere sotto il controllo del granducato dopo secoli di indipendenza. Dopo una serie di alterne vicende, nel 1859 si arrivò a una svolta decisiva degli eventi, quando un esercito franco-piemontese marciò contro gli Austriaci e nel mese di giugno li sconfisse in due sanguinose battaglie combattute a Magenta e a Solferino. Il 15 marzo 1860 il governo provvisorio di Firenze annunciò l'adesione del granducato a quello che era ancora il regno savoiardo di Sardegna. Dopo l'annessione di alcune altre regioni della penisola, l'anno seguente nacque l'Italia unita retta da una monarchia costituzionale. PoichÉ Roma apparteneva ancora al papato e Torino, prima sede del governo nazionale, era troppo a nord per fungere da capitale, tale ruolo fu affidato a Firenze. Dopo l'annessione di Roma al regno d'Italia nel 1870 e la fine degli scontri nella penisola, l'anno seguente la capitale fu trasferita nel capoluogo laziale, lasciando una Toscana estremamente indebolita dal punto di vista economico. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti inflissero gravi danni alle città della costa, come Piombino e Livorno. Anche Pisa fu pesantemente bombardata, mentre i raid aerei su Firenze furono meno devastanti. Nel luglio del 1944 le truppe di liberazione francesi occuparono l'isola d'Elba, mentre le forze alleate erano ormai vicine alle linee tedesche nei pressi di Firenze. L'alto comando tedesco decise allora di far saltare i ponti della città; soltanto il Ponte Vecchio fu risparmiato, pare per ordine dello stesso Hitler. Nello stesso giorno gli Alleati entrarono in città, mentre Pisa e Lucca caddero ai primi di settembre. Nel novembre del 1966 la Toscana fu colpita da un grave disastro: in seguito a piogge torrenziali l'Arno ruppe gli argini a Firenze, lasciando 14.000 famiglie senza casa e infliggendo danni incalcolabili al patrimonio artistico della città. Il processo di recupero fu lungo e difficile, ma ancora più complesso fu il restauro dei monumenti, dei quadri e dei manoscritti che erano stati danneggiati ma non distrutti. Da tutto il mondo giunsero finanziamenti ed esperti, e se non altro l'alluvione consentì di compiere grandi progressi nel campo dei restauri artistici, settore nel quale Firenze è ancora oggi un centro d'importanza mondiale. La Toscana è una meta turistica famosa in tutto il mondo, e questo porta naturalmente con sÉ molti vantaggi; certo è però che l'impatto di migliaia di visitatori che sfilano continuamente tra i monumenti e nei centri abitati sta cambiando rapidamente il volto della regione. (fonte: www.yahoo.it)